Un brano

Montiamo la branda. Oggi i turni sono saltati,  è quasi mezzanotte quando la luce blu si accende e suona il silenzio, ma di dormire pare che non abbia voglia nessuno. Ognuno dice la sua, gran parte di noi  è convinta che domani all’alba ci lasceranno andare a casa e a bordo resterà soltanto il personale volontario e di carriera. Naturalmente faccio parte di coloro che almeno sperano in una « lunga licenza per armistizio». Immagino già un foglietto intestato REGIA MARINA, UNITA’ DELLA SQUADRA NAVALE con al centro, scritto a caratteri cubitali, BIGLIETTO DI LICENZA. Sarà firmata dal comandante in terza o forse addirittura dal comandante in persona. Salterò sul treno per Ventimiglia e domani sera sarò a casa! Sono ormai anch’io al delirio,  è evidente che sono stato influenzato dalla baldoria di stasera. Quindi meglio tornare con la testa qui, nel locale 261, attendendo che l’altoparlante batta la sveglia. Solo domattina sapremo con precisione cosa ci aspetta.

Finalmente solo, mi sdraio guardando il soffitto e penso a casa mia. I giochi di ombre di persone che camminano nei locali al ponte di sopra filtrano dalle scalette facendomi tornare in mente un momento della mia infanzia. Un giorno mia mamma portò un dono per noi, la lanterna magica. Si trattava di una scatola metallica con una lampadina dentro che proiettava la luce su una pellicola di carta avvolta intorno a una bobina. Girando una manovella, la bobina si svolgeva e proiettava le immagini sulla parete. Erano immagini di topolini stilizzati con un gran testone e il corpo esile, che si rincorrevano con i gatti facendosi i dispetti. Per noi bimbi era un divertimento e un’emozione incredibile. La mamma girava la manovella e la nostra fantasia adattava la storia dei topolini a ciò che ci inventavamo. Poi, quando andavamo a dormire, la stufa a legna, dove spesso bruciavamo anche gli ossi di animali per fare il sapone, emetteva una fioca lucina da un forellino, che veniva proiettata sulla parete della stanza. Il tremolio della fiamma faceva fare nervosi movimenti alle ombre intorno. Quanto vorrei essere a casa adesso a sentire le rane e i grilli di Strada San Giovanni, anche se la speranza di essere già lì domani sera non l’ho ancora persa. Da mia mamma non ho ricevuto nessuna lettera e non credo sappia che sono sulla Roma, sicuramente la mia busta non è ancora arrivata…

Poi finalmente riesco ad addormentarmi. Ma è un sonno destinato a durare poco: alle 2 la tromba suona la sveglia e dall’altoparlante la voce gracchiante ordina: « Equipaggio ai posti di manovra! »

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